Oggi è domenica 2 Giugno 2019. Esattamente settantadue anni fa,
nel 1947, in Italia veniva istituzionalizzata la Festa della Repubblica. Da
bambina il ricordo che ho del 2 Giugno è gioioso: le parate in centro a Roma,
tutti in divisa che correvano e poi con gli sguardi verso l’alto ad
osservare il passaggio delle frecce tricolore. Se mi sforzo di più, fra i
ricordi sbiaditi vedo il presidente Ciampi che mi saluta con la mano, ma io a malapena so
chi è. Vedo la mamma e il babbo, più giovani di ora e vedo anche molti
anzianotti felici e sereni, perché loro c’erano quando c’era anche un lui che
sento nominare spesso, ma che per me ancora non ha assunto un volto. C’erano quando
“si stava meglio quando si stava peggio”, ma stavolta nessuno si sente di
dirlo: si stava peggio e basta. C’era la
cattiveria e c’era il coprifuoco, tutte le cose che ora sono arrivate dagli
altri Paesi, allora non sempre c’erano. Mancava anche la libertà, perché quel
lui di cui parlavano poco prima aveva tolto anche quella.
Oggi è domenica 2 Giugno 2019. Esattamente una settimana fa,
il 26 Maggio, in Italia i cittadini si recavano alle urne per le elezioni
europee. Oggi ho ventitré anni e il ricordo che
avrò di questa giornata, ma soprattutto delle ore che hanno seguito la chiusura
dei seggi, sarà forse più nitido, ma meno gioioso. Il primo partito in Italia è quello di Salvini che probabilmente a quel lui di cui parlavo prima piacerebbe
assomigliare e, nel caso in cui non dovesse essere così non importa, perché inevitabilmente,
di fatto, gli somiglia. C’è la cattiveria, ma manca il coprifuoco, tutte le
cose che arrivano ora dagli altri Paesi ci sono sempre, ma le persone, che non
sono cose, non possono arrivare perché lui, quello di adesso, non vuole
accoglierle e preferisce che restino “a casa loro”. Non manca ancora la
libertà, ma ci sta venendo sottratta a poco a poco: basta voltarsi per un
momento, magari verso le frecce tricolore che continuano a squarciare il cielo
e ci verrà rubata anche quella.
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